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    Basilicata, instant poll Telenorba: Bardi in vantaggio (53-57%) su Marrese (41-45%)

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSi sono chiusi alle 15 i seggi per eleggere il presidente della giunta regionale della Basilicata e 20 consiglieri. Secondo gli instant poll commissionati da Telenorba alla società specializzata Yoodata per le Regionali della Basilicata, il governatore uscente, Vito Bardi (centrodestra) è nettamente avanti, con una forbice del 53-57%, seguito da Piero Marrese (centrosinistra) con una forbice del 41-45%. Eustachio Follia (Volt) è dato in una forbice dell’1-3%.Affluenza definitiva al 49,80%È stata del 49,80% degli aventi diritto al voto l’affluenza definitiva alle urne per le elezioni regionali in Basilicata. Nel 2019, quando si votò solo la domenica, era stata del 53,52. In provincia di Potenza l’affluenza è stata del 47,92%(52,40 nel 2019), in provincia di Matera del 54,08 (56,03 nel 2019). Per quanto riguarda i due capoluoghi, a Potenza affluenza al 63,28% (rispetto al 68,79 del 2019), a Matera al 55,60 (rispetto al 59,89 del 2019).Loading…Le liste: Fdi primo partitoDall’instant poll di “Yoodata” commissionato da Telenorba emerge che Fratelli d’Italia, con una “forchetta” di consensi fra il 23 e il 27%, sarebbe il primo partito in Basilicata. Dopo FdI, vi sarebbero Pd (fra il 15 e il 19%), M5s (14-18%) e Forza Italia (12-16%). Nel centrodestra, la Lega otterrebbe fra il 4 e l’8% dei voti. Nel centrosinistra, Basilicata Casa Comune sarebbe fra il quattro e il 6 per cento. Volt, il movimento politico europeo che esprimeva il terzo candidato, Eustachio Follia, raccoglierebbe fra l’uno e il tre per cento dei voti.Il governatore uscente in vantaggioC’è grande entusiasmo nel comitato elettorale di Bardi: il governatore uscente insieme alla famiglia e ai suoi collaboratori più stretti, è nel comitato elettorale, allestito come cinque anni fa, in un albergo alla periferia di Potenza, dove la notizia del netto vantaggio è stata accolta con grande soddisfazione. LEGGI TUTTO

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    Fisco, verso revisione di Irpef e Ires domani in Cdm. Premi produttività fino a 3mila euro tassati al 10%

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl governo si appresta a varare una revisione del regime delle imposte sui redditi Irpef e Ires nel Consiglio dei ministri atteso per martedì 23 aprile nel pomeriggio: l’esame preliminare del decreto legislativo con questa finalità, a quanto si apprende, è infatti fra i provvedimenti all’ordine del giorno della riunione tecnica preparatoria che si terrà domani mattina. Con il provvedimento prende il via una prima attuazione della delega fiscale per i redditi da lavoro autonomo, dipendente, redditi agrari e redditi diversi.Premi produttività fino a 3mila euro tassati al 10%I premi di risultato erogati dal primo gennaio 2025 saranno tassati al 10% entro il tetto di 3mila euro. Lo prevede una bozza del decreto legislativo sulla revisione del regime Irpef e Ires atteso domani in cdm. I premi di risultato, “salvo espressa rinuncia scritta del prestatore di lavoro, sono soggetti a una imposta sostitutiva” “pari al 10%, entro il limite di importo complessivo di 3.000 euro lordi”. Lo stesso regime si applica “alle somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa”. Quest’anno, in base a quanto stabilito dall’ultima manovra, come già nel 2023, i premi di produttività sono tassati al 5%.Loading…Rita solo se non raggiunti requisiti pensione“Dal 1° gennaio 2025, la rendita integrativa temporanea anticipata (RITA) è riconosciuta solo nel caso di cessazione del rapporto di lavoro per cause diverse dal raggiungimento del requisito pensionistico di qualsiasi genere”. E’ quanto si legge in una bozza del decreto legislativo di riforma delle imposte indirette atteso domani in Cdm.In agenda alche il ddl sull’intelligenza artificialeAnche il disegno di legge del governo sull’Intelligenza artificiale dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri domani, assieme all’esame definitivo del disegno di legge in materia di tutela dei minori in affidamento, che risultava già “approvato” dal Consiglio dei ministri dello scorso 26 marzo.Slitta in Cdm l’esame della seperazione delle carriere dei magistratiCome confermano fonti dell’esecutivo, al momento non è previsto per domani l’esame del disegno di legge sulla separazione della carriere dei magistrati. LEGGI TUTTO

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    Europee, ecco i primi 29 simboli. Fdi tiene la fiamma. «Pace» nel logo del M5S, è polemica

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaSono 29, alle 20 di domenica 21 aprile, i simboli depositati dai partiti che intendono presentarsi alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. I partiti e le liste elettorali possono registrare nome e simbolo al ministero dell’Interno presso la Direzione centrale per i servizi elettorali oggi fino alle 20 e domani 22 aprile dalle 8 alle 16. Per le liste dei candidati il termine è il primo maggio. Tra i contrassegni depositati, quello di Fratelli d’Italia (con il nome “Meloni” in bella vista e la conferma della Fiamma tricolore), quello del M5S (con annesse polemiche di strumentalizzazioni per la presenza della parola “pace”). Mancano ancora quelli di Fi e del Pd (alle prese quest’ultimo con la polemica sull’inserimento nel simbolo del nome di Schlein).I simboli di Democrazia Sovrana Popolare e Fratelli D’Italia (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)LegaÈ il ministro Roberto Calderoli l’ultimo a depositare, nel tardo pomeriggio di domenica, il simbolo della Lega per Salvini Premier. Ma il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie non si sbottona sulle candidature ed in particolare quella del generale Roberto Vannacci. «Oggi depositiamo il simbolo – dice ai cronisti – per le candidature abbiamo ancora due settimane». Il confronto con le europee del 2019 in cui la Lega raggiunse il 30%? «Bisogna lavorare per prendere più voti possibili e poi i voti si conteranno».Loading…Il ministro Roberto Calderoli consegna il simbolo Lega con Salvini (photo Cecilia Fabiano / LaPresse)Cateno De LucaIl primo simbolo depositato alle 8 di mattina è stato quello della Lista di Cateno De Luca “Libertà” (con all’interno altri 19 simboli) portato al Viminale dalla ex sottosegretaria M5S ora rappresentante di “Sud chiama Nord” Laura Castelli. «Puntiamo ad entrare in questa istituzione, il Parlamento Europeo per cercare di spiegare che ci sono delle norme troppo lontane dalla realtà, dai pescatori, agricoltori, commercianti, ambulanti. Va trovato un modo per far ciò che anche gli europeisti dicono cioè rafforzare i nostri territori – ha affermato Castelli all’ANSA – per farlo ci serve più autonomia per questo paese e per i territori».I contrassegni assisti di Libertaà e Stati Uniti D’Europa ANSA/ANGELO CARCONIM5S Nel pomeriggio è arrivato Giuseppe Conte per depositare il simbolo del Movimento 5 Stelle, che oltre alla parola “Movimento” e le 5 stelle porta nel simbolo per le Europee anche il 2050, anno per la neutralità climatica e la parola Pace, e per questo è stato accusato da esponenti di Azione e Italia viva di «strumentalizzazione». «Ci hanno attaccato, ma noi siamo sempre qui più determinati di sempre per riporre tutte le nostre forze di una via su uscita a partire dal conflitto russo-ucraino, per impostare dei negoziati di pace». Anche per Gaza Conte esprime parole di comprensione verso Israele e la reazione agli attacchi terroristici del 7 ottobre da parte di Hamas, ma contro la strategia della carneficina di Netanyahu a Gaza e presto a Rafah. Per questo spiega, hanno messo nel simbolo la parola “pace” «una parola tanto abusata da tutti, ma che conserva significato forte che dovrebbe motivare tutte coscienze».La scritta Movimento 5 stelle 2050 e #pace. FERMO IMMAGINE RAIGli altri simboliNel 2019, per le precedenti Europee, la prima giornata di deposito simboli si chiuse a quota 32, per poi finire il giorno successivo a 47. Ma poi sulla scheda elettorale ci furono “solo” 17 simboli. Molti movimenti che hanno presentato o presenteranno al Viminale il contrassegno non hanno raccolto le firme per il deposito delle liste. Il deposito del simbolo è più che altro una questione di copyright, per evitare che qualcun altro si appropri dello “stemma”. Tra le curiosità dei simboli depositati il 21 aprile, non mancano le liste bizzarre come quella di Mirella Cece, che ad ogni elezione presenta la sua lista “Sacro Romano impero Cattolico” e ci sono ben due liste che fanno riferimento ai pirati, Partito Pirati europei e Partito Pirata. LEGGI TUTTO

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    Europee, Tajani (Fi) ufficializza la discesa in campo. Bonaccini (Pd) capolista nel Nord Est

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl vicepremier Antonio Tajani sara il capolista di Forza Italia in tutte le circoscrizione, tranne che nelle Isole. Lo ha anticipato lo stesso segretario di Forza Italia, durante la segreteria nazionale, prima del Consiglio Nazionale del partito, all’Hotel Parco dei Principi, a Roma «Mi impegnerò in tutta Italia – ha poi detto nel suo intervento al Consiglio nazionale del partito – anche nell’unica circoscrizione dove non ho ritenuto giusto candidarmi, nelle Isole, dove c’è meno spazio ed è giusto dare spazio ai rappresentanti del territorio. Ho chiesto a una persona di guidare la nostra lista, perché voglio che sia chiaro il nostro impegno, e che non rinneghiamo nulla delle battaglie di Silvio Berlusconi contro le mafie e ogni organizzazione criminale . Per questo ho chiesto a Caterina Chinnici di guidare le liste nella circoscrizione delle isole. Se raggiungiamo la soglia del 10 % alle elezioni europee, alle politiche raggiungeremo la soglia del 20%».Bonaccini capolista nel Nord Est«Le elezioni dell’8 e il 9 giugno sono una sfida decisiva per il futuro dell’Europa. E dobbiamo schierare tutte le energie migliori di cui disponiamo. Per questa ragione ho chiesto a Stefano Bonaccini di guidare la lista del Nord est: la sua esperienza decennale da presidente dell’Emilia-Romagna e il suo ruolo di presidente del Pd ne fanno una proposta molto forte per la battaglia che dobbiamo condurre e l’Europa che vogliamo costruire. Lo ringrazio per aver accettato». Lo afferma in una nota la segretaria del Pd Elly SchleinLoading…PPE scelta strategica«Forza Italia vuole costruire un futuro – ha aggiunto Tajani – che si basa sui valori, vogliamo che ci sia una condivisione di valori e progetti di una forza politica che vuole costruire, non che vuole andare contro qualcuno. Per guardare al futuro serve strategia e visione politica. Ricordo quando molti anni fa Berlusconi decise di far entrare FI nel Ppe, e quella fu una scelta strategica, e ritengo che oggi come allora sia la più utile per l’Italia. Siamo pronti ad aprirci a tutte le forze che credono nel popolarismo europeo». Il vicepremier e segretario di Forza Italia ha poi precisato: «Abbiamo bisogno di una Europa più efficace ed efficiente in grado di centrare gli obiettivi utili per suoi cittadini. Quindi più Europa, ma che funzioni meglio» LEGGI TUTTO

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    Mattarella: rischio allargamento del conflitto è drammaticamente presente

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaUn rischio «drammaticamente presente». Per Mattarella, in visita di Stato in Bulgaria, il pericolo che il conflitto in Medio Oriente si allarghi non è un’ipotesi remota ma, appunto, entrata tra le opzioni possibili. E dunque al termine del suo colloquio con il presidente bulgaro Rumen Radev, racconta il succo dei loro ragionamenti. «Abbiamo parlato della drammatica crisi umanitaria a Gaza, del rischio che il conflitto si allarghi: rischio che è drammaticamente presente. E abbiamo parlato dell’unica soluzione possibile che è quella dei “due stati e due popoli”».A Sofia, nel palazzo presidenziale, la spinta dei due presidenti va nella direzione di una soluzione che resta quella da sempre ipotizzata per Israele e palestinesi ma adesso c’è la variabile Iran a complicare il quadro. «Bisogna trovare una strada per definire una condizione stabile di pace», ripete Mattarella ricordando che «Italia e Bulgaria sono insieme nella Nato per la pace e la sicurezza». E infatti proprio oggi saranno insieme alla base militare di Novo Selo e incontreranno il contingente italiano del Multinational Battlegroup Bulgaria. Una tappa per poi tornare a Roma.Loading…Ma se gli scenari di guerra occupano gran parte degli scambi tra i due presidenti, l’Europa e le sue prospettive restano al centro del colloquio e – come si vede – pure nel dibattito tra i leader europei. Ecco, su questo punto Mattarella resta dell’idea che sia diventato più urgente accelerare «le scelte per far diventare l’Ue sempre più coesa, sempre più solida, più capace di svolgere nel mondo un ruolo protagonista e quindi con la esigenza di compiere passi importanti». Riflessioni su cui insiste da tempo ma che ieri si coordinavano con il discorso di Draghi, di due giorni fa, sulla necessità di un «cambiamento radicale» dell’Unione per restare sulla scena. E il capo dello Stato lo dice con la stessa nettezza toccando proprio il tasto della competitività che è quello su cui sta lavorando l’ex premier italiano: «Nel Consiglio Ue delle prossime ore – ha detto il capo dello Stato – si parla già di alcuni argomenti importanti come la competitività nell’Ue: elemento che consente, sviluppandolo adeguatamente, di offrire opportunità per il futuro dei giovani». In effetti, è il segnale che la sintonia sui temi dell’Europa è rimasta forte tra i due.Ma ieri Mattarella ha voluto dare l’appoggio italiano per l’approdo della Bulgaria nell’area dell’euro auspicando che si creino velocemente le condizioni e pure per «un ingresso completo nell’area Schengen». Infine, ha ripetuto quanto già aveva detto sul patto migranti promuovendolo perché «supera Dublino e governa un fenomeno crescente con ordine e non in maniera scomposta come avviene oggi». LEGGI TUTTO

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    Crescono i consensi per Draghi ai vertici Ue. L’affondo di Salvini

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaSenza dire nulla nello specifico, Matteo Salvini dice la sua su Mario Draghi. Perché con curioso tempismo escono i primi stralci del suo nuovo libro: la presentazione è prevista il 25 aprile, a Milano, a due passi dalle manifestazioni per la Liberazione. I primi brani del volume resi noti raccontano di uno stile dell’ex premier che non ha convinto molto il leader leghista. Che faceva parte del suo governo ma, racconta, non è stato consultato sui ministri (alcuni “sconcertanti”). Mentre è stato sondato «come in generale il centrodestra», per una sua «eventuale ascesa al Colle».Il nome di Draghi in campoUn affondo, indiretto, che arriva mentre continua a fare discutere, a Roma come a Bruxelles, l’intervento di Draghi sulla competitività e le sfide che aspettano l’Europa. Ne parlano i partiti italiani, alle prese con le liste per le elezioni europee, e ne parlano i leader riuniti per l’ultimo Consiglio, straordinario, prima del voto del 9 giugno. Il nome di Draghi in campo c’è, ma poi bisogna raccogliere il consenso dei partner (e dei parlamentari europei, nell’ipotesi della presidenza della Commissione) e non bisogna dimenticare che spesso «chi entra papa esce cardinale», come sottolinea, sibillino, il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti.Loading…Gli elogi di MacronL’ex premier non è certo in cerca di incarichi, ma sta preparando con impegno il dossier che presenterà tra giugno e luglio, comunque dopo il voto, dice chi ha avuto modo in questi giorni di contattarlo, sottolineando proprio che per ipotizzare qualsiasi scenario prima bisogna aspettare l’esito delle elezioni. Un concetto che esprime anche Emmanuel Macron, nei rumors tra i principali sponsor di un ruolo di primo piano per l’ex presidente della Bce nei nuovi assetti europei post voto: Draghi, dice il presidente francese, «è un amico formidabile» ed è stato «un grande presidente del consiglio» ma, si tiene cauto, «la politica non si fa così».Il gradimento di OrbanCerto Draghi piace, perfino a Viktor Orban che per la seconda volta esprime il suo gradimento ma precisa di non voler «interferire» con questioni italiane. Perché è chiaro che il nome dell’ex banchiere riempirebbe nella commissione la casella che spetta all’Italia. E che non potrebbe che essere, nel caso, un nome portato da Roma. Il primo ministro ungherese, peraltro, incorona Meloni come possibile “guida” dei conservatori europei, mentre sono aperte le trattative per un ingresso del suo partito in Ecr di cui lei è presidente. Ma la questione Orban, così come quella di eventuali altri ingressi, è rinviata sempre a dopo il 9 giugno. Mentre più vicina dovrà essere la valutazione sull’opportunità o meno di indicare uno Spitzenkandidat per la commissione.La cautela di MorawieckiI polacchi premono e hanno anche già un nome, quello dell’europarlamentare Jacek Saryusz-Wolski, come annuncia l’ex premier Mateusz Morawiecki. Che ha visto Meloni e con lei ha parlato, tra l’altro, proprio di configurazioni politiche dopo le elezioni del Parlamento europeo. Anche il leader del Pis è cauto sul nome di Draghi perché «resta da vedere se ci sia abbastanza potere politico per presentarlo come un candidato valido». LEGGI TUTTO

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    Autonomia differenziata, pioggia di emendamenti delle opposizioni. Ma è scontro anche nella maggioranza

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaAlta tensione nella maggioranza sull’Autonomia mentre le opposizioni provano a dare battaglia con una pioggia di 2.400 emendamenti in commissione alla Camera. Sul provvedimento bandiera della Lega – nonostante nessuno nel centrodestra abbia presentato come da accordi proposte di modifica – si registra ancora una volta il dualismo tra le accelerazioni del partito di Salvini e le frenate di Forza Italia. Tutto, o molto, si gioca sui tempi d’esame, con l’appuntamento a giugno del voto europeo che incide sulla campagna elettorale dei partiti.Botta e risposta Tajani-ZaiaDopo la linea dettata dalla stessa premier Giorgia Meloni («Sull’autonomia avanti con giudizio, il governo è l«ungi dal mettere pressione al Parlamento») ieri è stato il leader azzurro Antonio Tajani a spiegare che a Montecitorio «è importante che il dibattito sia ampio» e dunque che è possibile immaginare che «il voto sarà più in là» rispetto all’attuale data prevista in calendario e cioè il 29 aprile. FI, ha puntualizzato tra l’altro Tajani «vigilerà» sul provvedimento. «E’ giusto che ci sia un dibattito – ha replicato a stretto giro il governatore Veneto Luca Zaia – quanto al vigilare, non serve: è l’autonomia di tutti, non c’è una parte politica che vuole scappare con la refurtiva».Loading…Il pressing della LegaUna replica piccata che va ad aggiungersi al monito del capogruppo alla Lega Riccardo Molinari: pacta sunt servanda. «C’è un accordo di maggioranza – ha ricordato il leghista – che prevede che l’Autonomia inizi la sua discussione in Aula il 29 aprile. E noi ci aspettiamo che tutti mantengano quello che è l’impegno assunto. Abbiamo dato il via libera in Commissione sul premierato al Senato. I patti si rispettano». Patti rispettati per ora dagli azzurri: nessun emendamento è infatti arrivato dal partito in commissione. Ma una parte di Forza Italia fa capire di tenersi comunque le mani libere: «Nessun emendamento in commissione – avvertono Francesco Cannizzaro e Annarita Patriarca – ma c’è ancora l’Aula». Inoltre «avremo modo di valutare i tantissimi emendamenti presentati dall’opposizione».Le proteste delle opposizioni«Le nostre proposte emendative – rivendicano intanto i Dem con Simona Bonafé – sono tutte di merito. Non accetteremo altri strappi: devono poter essere discusse e votate in commissione». «E’ un provvedimento che distrugge l’unità del Paese», accusa il leader M5s Giuseppe Conte. «I nostri mille emendamenti sono un grido di protesta contro chi strozza il dibattito», incalza Avs con Filiberto Zaratti.La data simbolica del 29 aprileIl provvedimento intanto è in calendario in Aula alla Camera il 29 aprile. Una data simbolica – nei ragionamenti off the record dei leghisti – non tanto per arrivare all’ok finale prima delle europee ma per garantire la sopravvivenza stessa dell’Autonomia. L’importante è in sostanza che il testo sia blindato perché l’eventuale approvazione di un emendamento comporterebbe il ritorno a Palazzo Madama in terza lettura e non solo implicherebbe lo slittamento del via libera finale dopo le europee ma potrebbe – si teme – compromettere del tutto l’ok al provvedimento LEGGI TUTTO

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    Meloni chiede un risarcimento di 20mila euro a Canfora. Chi è lo storico e cosa è successo tra lui e la premier

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaAndrà a processo a Bari con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti della premier Giorgia Meloni che ha chiesto un risarcimento di 20mila euro lo storico del mondo antico e filologo Luciano Canfora, 82 anni, professore emerito dell’università di Bari, intellettuale di sinistra e opinionista. La decisione è stata presa dalla giudice Antonietta Guerra, che nel rinviarlo a giudizio ha ritenuto necessaria un’integrazione probatoria sulle parole pronunciate dal filologo in sede di dibattimento. Il processo inizierà il 7 ottobre.Le parole dello storicoLa vicenda risale all’11 aprile 2022 quando Meloni era leader di Fratelli d’Italia e parlamentare all’opposizione del governo Draghi. Nel corso di un incontro con gli studenti del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Bari dedicato alla guerra in Ucraina, parlando di Meloni disse che, «essendo neonazista nell’animo, si è subito schierata con i neonazisti ucraini, è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta».Loading…La richiesta di risarcimento da 20mila euroPartì subito la querela e la Procura di Bari, dopo aver chiesto la citazione diretta in giudizio del professore, ne ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. La premier si è costituita parte civile chiedendo, tramite l’avvocato Luca Libra, anche un risarcimento danni da 20mila euro. Secondo il legale, infatti, con le sue parole Canfora avrebbe «leso l’onore, il decoro e la reputazione» di Meloni, «aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita». «La domanda risarcitoria – scrive ancora il legale – è motivata, anzitutto, dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all’onore e all’immagine» di Meloni.Il difensore: «La premier sarà chiamata a deporre in aula»Di parere opposto il difensore dello storico, Michele Laforgia che aveva chiesto il proscioglimento del suo assistito «perché il fatto non sussiste, o perché non costituisce reato, o perché comunque non punibile per esercizio del diritto di critica politica». «La premier sarà sicuramente chiamata a deporre in aula», ha annunciato inoltre, spiegando: «Sapevamo che, se avessimo dovuto approfondire il tema del “neonazismo nell’animo” nel merito sarebbe stato necessario sentire la persona offesa dal reato», «e forse acquisire» in dibattimento «una massa importante di documenti biografici, bibliografici, autobiografici».Un passato da iscritto nel PciCanfora, nato a Bari nel 1942, professore di filologia greca e latina nell’università di Bari dal 1975, ha insegnato anche papirologia, letteratura latina, storia greca e romana. Autore di numerosissimi studi e saggi di storia antica e contemporanea, tradotti in varie lingue, per anni è stato iscritto al Partito comunista italiano e ha poi aderito a Rifondazione comunista. LEGGI TUTTO