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    Roberto Cattaneo è il nuovo Chief Communications and Institutional Relations Officer di Prometeon Tyre Group

    Novità in casa Prometeon Tyre Group. A partire da oggi, 18 aprile 2024, si apre un nuovo capitolo per Roberto Cattaneo, che assume un ruolo di rilevanza nell’azienda come Chief Communications and Institutional Relations Officer. In questo nuovo incarico, Cattaneo avrà la responsabilità di guidare e coordinare le attività di comunicazione a livello globale, gestire le relazioni con i media e le istituzioni, e contribuire attivamente alla definizione e all’implementazione delle strategie imprenditoriali in linea con gli obiettivi di Prometeon Tyre Group.Roberto Cattaneo sarà direttamente subordinato a Roberto Righi, CEO dell’azienda, e avrà il compito di garantire un’efficace trasmissione dei valori, dei messaggi e delle iniziative dell’azienda sia internamente che verso il mondo esterno. Con la sua vasta esperienza e competenza nel campo della comunicazione e delle relazioni istituzionali, Cattaneo porta con sé una visione strategica e una capacità consolidata nel gestire le dinamiche complesse del mercato globale dei pneumatici. Milanese, classe 1974, Cattaneo è stato giornalista pubblicista.Il nuovo Chief Communications and Institutional Relations Officer ha un’esperienza rilevante nella gestione delle attività di comunicazione avendo collaborato con aziende note al panorama internazionale, tra cui IBM Italia, Bracco e Brembo. Cattaneo si è laureato in economia e commercio presso l’Università Bocconi di Milano. Roberto Righi, CEO di Prometeon Tyre Group, ha commentato il nuovo ingresso: “Accogliamo con entusiasmo Roberto che porterà al Team Prometeon un ampio patrimonio di conoscenze ed esperienze. Il suo contributo sarà fondamentale per supportare l’azienda in questa importante fase di espansione globale”. LEGGI TUTTO

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    Bonus nido, domanda protocollata: cosa significa e quando sarà pagato

    Via ai pagamenti del Bonus asilo nido. Nel 2024 si possono ottenere fino a 3600 euro per i nuovi nati nei nuclei familiari dove c’è già un altro figlio con meno di dieci anni, inoltre, è necessario che l’Isee non superi i 40mila euro. L’Inps ha specificato sia le istruzioni operative che le date di accredito assieme alla procedura della domanda. Ecco tutti gli aggiornamenti.Il pagamentoNel 2024 l’erogazione della misura è iniziata il 2 aprile. Solitamente il Bonus Asilo nido viene versato non prima del mese successivo a quello in cui si è fatto domanda. L’Inps si occupa di effettuare il pagamento secondo le modalità specificate dal richiedente nella domanda: bonifico domiciliato, accredito su conto corrente bancario o postale, libretto postale o carta prepagata con IBAN, conto corrente estero Area SEPA. Dopo che la richiesta è stata inoltrata è necessario seguire lo stato di lavorazione, tramite i servizi online INPS. Le tempistiche di risposta sono di circa 30 giorni.Chi può ottenere la misuraLa misura riguarda i genitori di figli nati, adottati o affidati fino a tre anni d’età. Il bonus viene erogato anche nel caso in cui ci siano bambini che non possono frequentare l’asilo in quanto affetti da gravi patologie. Il contributo viene erogato in 11 mensilità e va da 136 a 272 euro circa. Complessivamente l’importo varia in base al reddito. Per il 2024 le cifre sono:3.600 euro (dieci rate da 327,27 euro e una da 327,30 euro) con ISEE minorenni in corso di validità fino a 40.000 euro;3.000 euro annui (270 euro al mese) per chi ha un ISEE minorenni fino a 25mila euro;2.500 euro annui (227 euro al mese) con ISEE da 25mila a 40mila euro,1.500 euro (136 euro mensili) oltre tale soglia o senza ISEE.La domandaQuanto alla domandam questa deve essere presentata dal genitore che effettua la spesa, ricordiamo che sono esclusi servizi integrativi, come ludoteche, spazi gioco o pre-scuola. Inoltre devono essere indicate le mensilità di frequenza scolastica, tra gennaio e dicembre, per le quali si chiede il beneficio. È necessario allegare le ricevute delle rette entro la fine del mese di riferimento. Nel caso in cui ci fossero gravi patologie croniche la domanda dev’essere presentata dal genitore convivente, assieme a un’attestazione del pediatra che dichiari per l’intero anno l’impossibilità a frequentare asili nido per la motivazione in questione. Il servizio online è raggiungibile dal portale www.inps.it, digitando nel motore di ricerca “bonus nido” e scegliendo tra i risultati: “Bonus asilo nido e supporto domiciliare – Domanda”. LEGGI TUTTO

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    Lo stipendio “scandaloso”? Ha un perché

    Le ragioni dello scandaloso compenso di Carlos Tavares, numero uno di Stellantis, stanno tutte negli occhi di chi guarda, con in testa una strana idea di economia: un sistema di produzione di ricchezza non libero ma assoggettato alla volontà popolare, agita per mezzo del potere esecutivo. Non è una dittatura statalista, però piacerebbe tanto. Si apre una fabbrica all’estero? Intervenga il Governo. Una vettura si produce altrove? Il Ministro si faccia sentire. Un manager guadagna tanto? Si apra un tavolo a Chigi.Stellantis non è nostra, ma dei suoi azionisti, tra cui probabilmente chi di noi ha investito i risparmi per vederli fruttare. Né l’azienda né gli azionisti sono buoni o cattivi, ma solo bravi o scarsi a produrre ricchezza. Il 90% del compenso di Tavares è legato agli obiettivi: evidentemente è stato bravo. Tuttavia, se questo può star bene a Elkann e soci, non è detto che stia bene al Paese.Le economie di successo riescono a fare coincidere l’interesse degli azionisti con quelli sociali: la fabbrica la metto qui e non là. Perché ciò accada lo Stato non deve pagare l’impresa con sovvenzioni e incentivi vari, bensì creare le condizioni di contorno che attraggano investimenti e produzioni. Se l’energia costa cara, apri centrali nucleari; se la giustizia non funziona, assumi cinque o sei top manager di Amazon: i pacchetti arrivano, vedrai che arriveranno pure le sentenze. Così per il mercato del lavoro, per l’istruzione, la burocrazia e il fisco. Purtroppo la socialdemocrazia che regge l’Europa non la vede così. Chiede all’impresa di convergere sugli interessi sociali, ma lo Stato non deve fare altrettanto, anzi, può sfornare vincoli, regolamenti e burocrazia a piene mani. Ad esempio, mica è normale che per accedere a un sito web servano due clic, perché uno se ne va per accettare i cookies.Tutto giusto, ma Fiat ha goduto per decenni di sostegni pubblici in varie forme. Sì, però, a parte che in cambio lo Stato ha pure ottenuto fabbriche nel mezzo del nulla, andare indietro è roba per storici, e non aiuta. Adesso gli unici soldi in ballo sono gli incentivi, che non sono per Stellantis ma per vendere queste benedette macchine elettriche che nessuno vuole, per giunta fabbricate all’estero. L’opinione pubblica e il Governo, invece di buttare questo quasi miliardo dei contribuenti, ottengano da Bruxelles di cancellare le multe sulle emissioni eccedenti i 95 gr/km di CO2. Stellantis metterebbe la foto del Governo in ogni sede.Piuttosto, c’è un dettaglio negli emolumenti di Tavares. Oltre al compenso di 13,5 milioni, determinato dai risultati, ha ricevuto un ulteriore bonus di dieci milioni. Per cosa? Per aver trasformato Stellantis in un’azienda di mobilità tecnologica sostenibile. Che vorrà dire? E perché sarebbe tanto importante da quasi raddoppiargli il compenso? Nel contempo, la Borsa sta premiando il titolo. Per i risultati commerciali e industriali, si spera. Ma non è che quel banale aggettivo buttato lì, sostenibile, abbia avuto un qualche peso nei giudizi degli analisti finanziari? Certo, se gli azionisti sganciano dieci milioni, significa che il guadagno per loro è stato importante. Dalla sostenibilità dell’azienda? Sostenibile in senso ambientale, visto che sull’occupazione qualche sopracciglio ancora si alza. Se così fosse, vorrebbe dire che, mentre la politica non riesce a incidere sulle scelte occupazionali di quest’impresa, la finanza ci riesce benissimo sui temi green. LEGGI TUTTO

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    Tesla, maxi stipendio per Musk. L’assemblea dei soci al voto

    Erogare il maxi stipendio a Musk? Sarà l’assemblea dei soci di Tesla a scegliere. L’azienda chiederà agli azionisti di votare sul ripristino del pacchetto di compensi del valore di 56 miliardi di dollari conferito a Elon Musk nel 2018. Il compenso era stato annullato da un giudice del Delaware. Ecco cosa sta succedendo.La decisioneLa decisione sarà presa prima dell’annuncio dell’outlook trimestrale della società, previsto per la prossima settimana. Il giudice Kathaleen McCormick della Corte di Cancelleria del Delaware ha dichiarato che il compenso concesso al CEO dalla direzione dell’azienda è stata considerata ingiusta per gli azionisti. Inoltre Musk ha annunciato che chiederà agli azionisti di approvare o meno lo spostamento della sede in Texas, attualmente ricordiamo che si trova nello stato del Delaware.Il salario illegittimoDopo che il salario di Elon Musk è stato dichiarato illegittimo, il numero uno di Tesla aveva suggerito di mettere al voto degli azionisti. La critica in merito al compenso è scaturita in quanto un azionista ha portato la società in tribunale sostenendo che fosse Musk a esercitare il completo controllo della compagnia e non il consiglio di amministrazione. Il soggetto in questione è Richard Tornetta che ha contestato i termini della retribuzione di Mask nel 2018 e il caso è arrivato in tribunale nel 2022. Inoltre Musk ha affermato che è stata condotta una revisione completa dell’organizzazione e abbiamo preso la difficile decisione di ridurre il personale di oltre il 10% a livello globale. LEGGI TUTTO

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    Mfe-Mediaset, utile su a 217 milioni. “Un anno da incorniciare”

    Nel 2023 Mfe-Mediaset ha registrato un utile netto di 217,5 milioni, in crescita del 17,7% rispetto ai 184,7 milioni del 2022, escludendo l’impatto contabile derivante nei due esercizi dalla partecipazione in Prosiebensat1 (29,9%). Si tratta di alcuni dati approvati ieri dal cda del gruppo di Cologno Monzese, mentre i risultati completi sull’esercizio terminato il 31 dicembre scorso saranno diffusi oggi prima dell’apertura della Borsa. In particolare, per la determinazione dell’utile netto è stato escluso dal risultato netto di competenza del gruppo nei due esercizi 2022-2023 il contributo generato dalla partecipazione di ProsiebenSat1 (dividendi incassati e risultato netto pro-quota della partecipata). «I risultati economici dell’esercizio 2023 del gruppo sono nettamente superiori alle stime aziendali di inizio anno», si legge in una nota della società. Nel primo trimestre del 2024, inoltre, i ricavi pubblicitari in Italia e Spagna sono in aumento del 6 per cento.«La nostra holding ha chiuso un anno davvero da incorniciare. Abbiamo fatto tutto ciò che un’azienda quotata in Borsa può e deve fare», ha detto il ceo di Mfe, Pier Silvio Berlusconi, nel corso di un’intervista trasmessa ieri dal Tg5. «Abbiamo investito sullo sviluppo consolidando la nostra televisione spagnola, crescendo nella partecipazione in Germania e abbiamo remunerato tutti gli azionisti, in più senza aumentare in modo significativo il nostro debito. Quindi davvero bene», ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Consob, nebbia fitta su Tim: “Indagine troppo complessa”

    Sono passati 40 giorni da quando il titolo di Tim è crollato del 24% in un solo giorno e la Consob ancora brancola nel buio. Lo ha ammesso con candore il suo presidente Paolo Savona che ieri a margine della relazione annuale Antitrust ha promesso che l’athority ne verrà a capo, ma «il problema è complesso».Nonostante la storia sia costellata di guerre combattute in minor tempo, ancora non si ha l’idea di chi e perchè ha scatenato una delle ondate speculative più potenti che si siano viste in Piazza Affari. «Dobbiamo raccogliere tutte le informazioni e c’è di mezzo anche l’estero, perchè dall’estero sono arrivate le prime vendite», ma non è più di quanto da settimane sostiene Il Giornale.Del resto, come ha denunciato il Financial Times, il miliardo di titoli presi a prestito (di cui una parte consistente per scommetere contro Tim) avrebbe dovuto far sentire puzza di bruciato lontano un chilometro. «Ci dovrebbe essere una rete informativa europea», si è giustificato Savona, facendo riferimento alle procedure necessarie per avere informazioni dalle autorità attive sui mercati esteri. Nel frattempo, però, «tutto ciò che abbiamo potuto fare per calmare le acque e informare il mercato lo abbiamo fatto». Mentre Savona manda la palla in tribuna, però, il titolo non riesce a rialzare la testa dal pozzo in cui è finito (un misero +2,2% in un mese, con il titolo fermo a 22 cent).Quindi l’emergenza è tutt’altro che rientrata. Nel frattempo, è arrivata una sentenza favorevole con lo Stato che deve restituire 1 miliardo a Tim, il Financial Times ha sottolineato come la cessione della rete sia l’unico modo per tutelare gli azionisti da ulteriori perdite, diversi analisti hanno dato ragione al piano del ceo Pietro Labriola. Compresi i proxy Iss e Glass Lewis che hanno invitato a votare per la sua lista all’assemblea dei soci del 23 aprile. Perfino il fondo hedge Qube Research & Technologies ha chiuso la posizione ribassista. LEGGI TUTTO

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    Torna l’ottimismo in Confindustria

    Abituata di solito ad agire per sottrazione quando c’è di mezzo l’Italia, stavolta Confindustria strizza l’occhio al governo con cui par condividere le previsioni sulla crescita economica, collocata quest’anno allo 0,9% rispetto all’1% prospettato dal Dpef, mentre la Banca d’Italia si ferma sulla soglio dello 0,6%. Lo fa basandosi su due fattori potenzialmente virtuosi: il taglio dei tassi da parte della Bce e l’attuazione del Pnrr.Sulla possibilità di un ritardo nell’alleggerimento del costo del denaro, la cui parabola ascensionale è stata dal luglio del 2022 in poi una palla al piede sempre più pesante per le imprese, il Centro studi di viale dell’Astronomia esprime un minimo di cautela indotto dall’amplificarsi delle tensioni geo-politiche e, probabilmente, dall’inaspettata ascesa dell’inflazione negli Usa. Un colpo di coda che costringerà la Fed a rimandare forse fino a dicembre il cambio di rotta della politica monetaria. Se avverrà il “disaccoppiamento” fra le due banche centrali, i benefici derivanti da un euro più debole si riverbereranno sulle nostre esportazioni. Rispetto a elementi esogeni su cui l’Italia non può esercitare alcun controllo, è solo nelle mani di Roma la gestione efficiente e tempestiva delle risorse messe a disposizione con il Next Generation Ue.Un’occasione da non gettare alle ortiche, pena ripercussioni congiunturali nel lungo periodo. L’associazione, per la cui guida è da pochi giorni stato designato Emanuele Orsini, che prenderà il posto di Carlo Bonomi (foto), contabilizza in 100 miliardi di euro i fondi da destinare a investimenti e risorse fra il 2024 e il 2025; e, seppur non fornendo cifre, ritiene che la spinta al Pil di una piena attuazione del Piano sarà molto forte e determinante per tenere alta la crescita.Di contro, a remare contro un irrobustimento dello sviluppo concorrono le bollette elettriche pagate dalle imprese, ben più salate che in altri Paesi, e soprattutto quella cambiale in bianco che resta il Superbonus, destinato a pesare sui conti dello Stato, così come le nuove regole del Patto di stabilità.Confindustria stima che il debito pubblico salirà al 139,1% del Pil nel 2024, 1,8 punti di Pil in più rispetto al 2023, e si arrampicherà di altri due punti nel 2025. In questo caso, c’è uno scarto con gli scenari governativi (137,8% del Pil quest’anno e 138,9% il prossimo).Resta il fatto che quando si approccia l’evoluzione del debito si entra in un campo minato, essendo le variabili in gioco non sempre calcolabili. A oggi, giusto per fare un esempio, è impossibile stabilire la minor spesa per interessi che deriverà dal taglio (o dai tagli) dei tassi della Bce, vista l’assenza di una traiettoria chiara e prestabilita. LEGGI TUTTO

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    Un salasso per gli italiani: quanto ci costano le pratiche commerciali aggressive 

    Pratiche commerciali aggressive per convincere i consumatori ad accettare modifiche unilaterali che peggiorano i prezzi dell’energia elettrica e del gas. In totale sono stati causati danni “prudenzialmente stimati”, riferisce l’attività, per oltre un miliardo di euro a 4,5 milioni di famiglie e piccole imprese. I dati sono contenuti nella relazione annuale sull’attività svolta dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che nel 2023 ha concluso 11 istruttorie con contestazioni in quel settore. Ecco tutti gli aggiornamenti.Le pratiche commerciali aggressiveSulla questione il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli, ha presentato il documento dedicato alla Camera e ha specificato che i procedimenti chiusi con impegni hanno permesso il ripristino delle condizioni iniziali di contratto a favore di 500mila consumatori ai quali sono stati restituiti più di 115 milioni di euro. Rustichelli ha sottolineato: “I procedimenti chiusi con impegno hanno consentito il ripristino delle condizioni iniziali di contratto a favore di 500mila consumatori ai quali sono stati restituiti oltre 115 milioni di euro”.Le segnalazioniDurante il periodo gennaio 2023-marzo 2024, l’Autorità ha ricevuto 1.271 segnalazioni in materia di concorrenza, e ha analizzato 99 operazioni di concentrazione di cui 6 sottosoglia. Inoltre l’Antitrust ha terminato 8 procedimenti in materia di intese, 6 in materia di abusi di posizione dominante e 1 in materia di abuso di dipendenza economica. Nel periodo gennaio 2023-marzo 2024, l’Autorità ha analizzato 34.595 segnalazioni, concludendo 102 procedimenti, di cui 40 con accertamento dell’infrazione e 48 con accoglimento degli impegni.L’importanza del mercato unicoIl presidente dell’Antitrust ha poi sottolineato l’importanza del mercato unico come principale motore di crescita, produttività e competitività nell’economia europea. Tuttavia, ha osservato che questa tipologia di mercato resta incompleta e soggetta a crescenti rischi di frammentazione, diventando così una priorità nella nuova legislatura europea. Uno dei problemi principali riguarda l’allentamento della disciplina sugli aiuti di Stato deciso a livello europeo nel marzo 2023 con il “Quadro temporaneo di crisi e transizione”, che consente ai Paesi membri di eguagliare i sussidi offerti da Stati esterni all’UE per attrarre imprese sul territorio europeo. Inoltre una forte preoccupazione è connessa all’uso sempre più frequente dei poteri speciali per proteggere gli interessi strategici nazionali, che può distorcere la concorrenza economica basata su criteri estranei al mercato. LEGGI TUTTO