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Mattarella: sui rifugiati fare di più, è un dovere morale
Ascolta la versione audio dell’articolo«La condizione dei rifugiati e dei profughi da un numero crescente di conflitti armati, tensioni regionali e gravi crisi umanitarie, indotte anche dall’impatto crescente di eventi climatici estremi, diviene sempre più grave. È una realtà che interpella le nostre coscienze e ci chiama a fare di più per chi si trova in condizione di fragilità e bisogno per affermare l’inviolabilità della dignità di ogni persona. Non è solo questione umanitaria: è responsabilità giuridica e morale comune». A dirlo è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.«Tutela della persona principio fondativo della Repubblica»«Nella Giornata Mondiale del Rifugiato – sottolinea Mattarella -, si rinnova il dovere di ricordare che la tutela della persona, in ogni sua condizione, è principio fondativo della Repubblica Italiana, cuore dell’ordinamento europeo e pilastro del diritto internazionale». L’Italia, ricorda il Capo dello Stato, «anche per la sua collocazione geografica, si trova in prima persona a rispondere a questa sfida globale e ad affrontare le ragioni profonde di questi fenomeni. Si misurano in questo ambito le insufficienze dell’ordinamento internazionale che non riesce ad assolvere pienamente al compito di protezione di queste condizioni di fragilità, specie in questa fase di indebolimento e lacerazione delle relazioni fra gli Stati».Loading…«Risposte rapide, concrete ed efficaci»«La visione della Repubblica Italiana – aggiunge Mattarella -, fondata sulla cooperazione multilaterale e sul dialogo, appare ancora più preziosa, con l’attivo coinvolgimento delle forze della società civile, per un approccio condiviso in grado di offrire risposte rapide, concrete ed efficaci» LEGGI TUTTO
Salvini ancora contro Macron: “Permaloso e sgradito ai francesi”. Centrodestra diviso
Lo scontro si riaccende con nuove dichiarazioni del leader leghista, che definisce il presidente francese “permaloso” ma si dice pronto a parlare di pace “anche a mezzanotte”. Sul no all’invio di soldati in Ucraina il vicempremier ribadisce il no. Dal governo Giorgia Meloni tace, mentre Tajani e Barrot lavorano a mantenere rapporti cordiali tra Roma e Parigi. La maggioranza si divide: Fi e Lupi criticano i toni, la Lega rilancia. Dure le opposizioni: per Elly Schlein le parole del vicepremier “imbarazzano l’Italia”
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Lo scontro a distanza tra Matteo Salvini ed Emmanuel Macron si arricchisce di nuovi capitoli. “Se vogliamo parlare di pace, Macron può chiamarmi anche a mezzanotte, sono disponibile”, ha dichiarato il vicepremier e leader della Lega collegato con 4 di sera weekend su Rete 4. Ma, ha aggiunto, resta “inflexibile” sul no all’invio di truppe: “Non manderò un solo soldato, italiano o francese che sia, a combattere o morire in Russia o in Ucraina. La politica prevede il dissenso”. Salvini ha precisato di non avere “nessuna voglia di litigare con la Francia”, ricordando i rapporti di collaborazione sui cantieri al confine. “Se Macron chiarisse che non vuole armare un esercito europeo, il problema si chiude qua”, ha spiegato, sottolineando che il presidente francese “è molto più importante di me, io sono solo un ministro”.
Il leader leghista: “Attaccati al tram non è un insulto”
Nonostante i toni apparentemente concilianti, il leader leghista ha però rilanciato l’affondo, definendo Macron “permaloso” e ironizzando da un palco a Pinzolo: “Attaccati al tram non è un insulto”. Poi la battuta: “Potrei chiedere asilo politico in Francia, tanto lì Macron me vol ben”, seguita dal richiamo alla presenza a Pontida di Jordan Bardella, figura sgradita all’Eliseo. Salvini ha quindi citato i sondaggi che darebbero Macron sfavorito presso l’80% dei francesi, auspicando “un cambiamento” alle prossime elezioni d’Oltralpe.Il silenzio di Meloni e le tensioni nella maggioranza
Mentre la polemica cresce, da Palazzo Chigi non arrivano commenti. Giorgia Meloni, in vacanza in Puglia, tace, ma tra gli alleati c’è chi scommette che sia infastidita dalle esternazioni leghiste. La politica estera è competenza di Palazzo Chigi e della Farnesina, ricordano da Forza Italia, che sottolinea i rischi di destabilizzare rapporti con Parigi appena ricuciti anche grazie all’intervento del Quirinale. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto oggi un lungo colloquio con l’omologo francese Jean-Noël Barrot, concordato con la premier, per coordinare le posizioni su Ucraina e Medio Oriente in vista del G7. Un segnale di continuità istituzionale che contrasta con le incursioni verbali di Salvini.Le reazioni politiche
Dal centrodestra, il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo ha ribadito che “se Macron smentisce l’intenzione di inviare soldati in Ucraina, il problema è chiuso”. Stesso messaggio dal capogruppo Riccardo Molinari, che ha riaffermato il “no a qualsiasi escalation”. Più critico Maurizio Lupi, che dal Meeting di Rimini ha definito “sbagliati” i toni di Salvini, pur confermando che la linea contraria all’invio di truppe è quella dell’intero governo. Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha cercato di ridimensionare, spiegando che Salvini “usa una terminologia molto forte, ma parla da leader politico”, aggiungendo che in democrazia i messaggi sono “legittimi e leciti”. Le opposizioni, al contrario, parlano di “imbarazzo internazionale”. La segretaria del Pd Elly Schlein ha accusato Salvini di “discreditare l’Italia”, invitandolo a occuparsi piuttosto “dei treni e dei loro cronici ritardi”. Parole che hanno provocato la replica dura della Lega, che ha bollato il Pd come “anti-italiano, guerrafondaio e servile con Parigi”. Intanto, mentre il governo prova a mantenere i rapporti con l’Eliseo su un terreno “cordiale e costante”, Salvini sembra determinato a non arretrare. Anzi, promette nuove schermaglie con l’inquilino dell’Eliseo, convinto che la Francia, prima o poi, cambierà rotta.TAG: LEGGI TUTTO
Oggi Mattarella compie 84 anni: gli ultimi 10 anni passati al Colle
Ascolta la versione audio dell’articoloUn compleanno col record: ben 3.823 giorni, cioè 10 anni e oltre sei mesi di permanenza al Quirinale e 84 anni ben portati per il presidente siciliano. Sergio Mattarella festeggia oggi il suo anniversario senza derogare dagli impegni di lavoro. Solo in serata si riunirà in famiglia per una cena con i figli ed i suoi amati nipoti. Come di consueto nel periodo che precede la pausa estiva, Mattarella sta già preparando al Quirinale il discorso del Ventaglio che terrà durante la tradizionale cerimonia dello scambio di saluti con la stampa parlamentare il 30 luglio. Poi le vacanze: probabilmente prima qualche giorno di decompressione nella tenuta presidenziale di Castelporziano quindi la pausa più lunga a Villa Ausserer, nel comune di Castelrotto, in Alto Adige, luogo peraltro già scelto in passato dal presidente Carlo Azeglio Ciampi.Un anno complessoIn effetti è stato un anno complesso per il presidente alle prese con le crescenti tensioni internazionali, dall’Ucraina a Gaza, fino all’avvento di Donald Trump e lo spinoso problema – ancora tutto in piedi – dei dazi americani. Ma non solo, Sergio Mattarella ha dovuto affrontare un problema cardiaco che lo ha portato ad un ricovero di due giorni, lo scorso aprile, all’ospedale romano Santo Spirito. Tutto risolto senza problemi con l’installazione di un pacemaker che gli ha permesso di rientrare al lavoro in tempi rapidissimo: da allora sembra in perfetta forma.Loading…La rielezioneMattarella è il secondo presidente ad essere stato rieletto al Colle dopo Giorgio Napolitano che però dopo due anni si dimise. Mattarella ha invece già abbondantemente superato il terzo anno dalla rielezione che è avvenuta all’inizio del 2022 dopo che le forze politiche non riuscirono a trovare convergenza su un’altra personalità e furono bruciati nomi su nomi nei voti del Parlamento in seduta congiunta. Un fallimento della politica che gli ha imposto di mettersi ancora a disposizione anche se, lo ha detto lui stesso più volte, «avrebbe avuto altri piani» per la sua vita. Basti pensare che nel suo regno ha visto susseguirsi ben sei governi: Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi e Meloni. Amatissimo dalla gente – anzi dai suoi concittadini, come ama dire – Mattarella resta un punto di riferimento essenziale per il Paese. Il suo equilibrio, i toni pacati e la figura paterna che ha conquistato l’immaginario del Paese lo hanno portato ad incarnare un ruolo di cerniera tra politica e cittadini frenando almeno un po’ il vento dell’antipolitica che sta dominando non solo l’Italia ma il mondo intero.Inviti alla coesioneAnche quest’anno più volte, ad esempio nel discorso di fine anno, ha invitato alla coesione, a smussare gli angoli del confronto e a far scendere i decibel del dibattito politico, anche sulla rete: «proprio sui social corre troppo odio, troppa rabbia, con una tendenza a identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali – sottolineò la sera di capodanno parlando agli italiani – praticare forme di aggressività. Tutte modalità che distraggono o aggravano la difficoltà di occuparsi efficacemente dei problemi e delle emergenze quotidiane di cittadini e famiglie: dal lavoro che manca alle differenze di retribuzione, alle disparità». Un appello al bene della Repubblica che, siamo sicuri, sarà anche la cifra del prossimo anno nella guida anche morale del Paese. LEGGI TUTTO
La morte di Armani, cordoglio della politica
La morte di Armani, cordoglio della politica | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Migranti, dalla Cassazione dubbi di costituzionalità sull’intesa Italia-Albania
Ascolta la versione audio dell’articoloIn una corposa relazione sul trattenimento dei cittadini stranieri, con focus sul protocollo Italia-Albania, la Cassazione evidenzia numerose criticità dell’accordo spiegando anche che «la dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il Diritto internazionale, soffermandosi poi specificamente sul rapporto tra il Protocollo e il diritto dell’Unione». Nella relazione redatta dall’ufficio del massimario e del ruolo – di cui scrive oggi il Manifesto – la Suprema Corte analizza il protocollo evidenziandone le criticità non solo con la Costituzione, ma anche con il diritto internazionale e quello dell’Unione Europea.Le possibili violazioni dei diritti costituzionaliNel paragrafo dedicato al rapporto tra il protocollo Italia-Albania e la Costituzione, la relazione dell’ufficio del massimario della Cassazione evidenzia numerosi possibili violazioni dei diritti costituzionali, da quello alla salute a quello di difesa. L’intesa, per esempio, – scrive la Suprema Corte – omette di «individuare con precisione la categoria di persone cui l’accordo si riferisce e limitandosi ad individuarli come ’migranti’…ingenera una complessiva disparità di trattamento tra gli stranieri da condurre in Italia e i ’migranti’ da trasferire in Albania».Loading…Gli ostacoli al diritto d’asilo Secondo la Cassazione, poi, l’accordo sarebbe d’ostacolo al diritto di asilo mancando una «disciplina analitica degli aspetti procedurali». Indicazioni che sarebbero necessarie – secondo i giudici – per neutralizzare «il dislivello giuridico derivante dalla extraterritorialità, assicurando ai migranti condotti nei siti albanesi eguali garanzie rispetto ai migranti in territorio italiano». È stato inoltre osservato che, secondo quanto indicato dal Protocollo, «il trattenimento non è più previsto come l’extrema ratio, come previsto dalla disciplina europea» ma costituisce «l’unica alternativa indicata dal legislatore, in violazione delle garanzie a tutela della libertà personale».Un’ulteriore criticità «è stata ravvisata nella materiale impossibilità, in caso di detenzione all’estero, di rimettere in libertà l’individuo, una volta che siano cessati gli effetti del titolo del trattenimento. In base al protocollo, infatti, lo straniero non può essere rilasciato in Albania e deve essere ricondotto in Italia, con la conseguenza che, considerati i tempi tecnici necessari per il trasferimento su una nave o per via aerea, appare oltremodo probabile che si verifichi un trattenimento dello straniero sine titulo della durata di diverse ore, se non addirittura di alcuni giorni».Il diritto alla difesa e alla saluteRiguardo al diritto di difesa, la Corte sottolinea «come le modalità di esercizio del diritto di difesa delle persone straniere trattenute in Albania non risultano disciplinate da norme legislative, ma affidate alla discrezionalità del ’responsabile italiano del centro’». Infine, è stato osservato come il protocollo – «nello stabilire che ’in caso di esigenze sanitarie alle quali le autorità italiane non possono far fronte … le autorità albanesi collaborano con le autorità italiane responsabili delle medesime strutture per assicurare le cure mediche indispensabili e indifferibili ai migranti ivi trattenuti’ – possa comportare un grave pregiudizio per il diritto alla salute dei ’migranti’, protetto dall’art. 32 della Costituzione, atteso che il livello di assistenza sanitaria albanese non è comparabile con quello italiano» LEGGI TUTTO