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M5S, Appendino minaccia le dimissioni. Conte: “Mai ricevute”
Chiara Appendino minaccia le dimissioni da vicepresidente del Movimento 5 stelle in dissenso con la linea del leader Giuseppe Conte e anche per i risultati negativi fino ad ora ottenuti dal Movimento alle elezioni regionali. Indiscrezioni giornalistiche uscite durante l’ultima assemblea dei parlamentari pentastellati e mai smentite o rettificate formalmente dalla diretta interessata che, in queste ore, si trincera dietro il silenzio. Un silenzio che in alcuni ambienti dei 5 stelle viene letto come un momento di riflessione al quale il leader sembra non dar peso più di tanto. “Il nostro processo costituente ha definito il M5s come una forza progressista indipendente e si va insieme solo se ci sono programmi chiari e concordati per iscritto con obiettivi strategici condivisi”, spiega Conte conversando con i giornalisti.
Conte: “Nessun annuncio, non ho ricevuto nulla”
Sulle possibilità di dimissioni della vicepresidente Conte è netto: “Non c’è stato nessun annuncio e io non ho ricevuto nulla e io sono il presidente che l’ha nominata. Oltretutto, in questo contesto non avrebbe alcuna logica, le cariche sono tutte in scadenza e scadono automaticamente anche tutti i vicepresidenti”. L’ex premier non aggiunge altro sull’argomento mentre si sofferma sulla manovra economica allo studio del governo. “Gli italiani soffrono per gli stipendi da fame, ci sono 5 milioni e 700 mila poveri, e anche un record di bambini poveri rispetto agli ultimi 10 anni. Dunque, abbiamo bisogno di misure straordinarie come l’incremento dell’assegno unico per le famiglie con figli e un maxi taglio delle tasse per le fasce di reddito medie e basse”, afferma rispondendo a una domanda sul tema a margine di un convegno a Villa Nazareth, a Roma. LEGGI TUTTORenzi chiude la Leopolda 13, al centro i conflitti internazionali
Dalle riflessioni sul futuro di Gaza agli attacchi contro il governo per le politiche sui rimpatri: vari i temi che Matteo Renzi ha toccato nel suo discorso di chiusura della 13esima edizione della kermesse fiorentina. Il leader di Italia Viva ha chiuso nominando Sammy Basso come “modello” da guardare, non Putin o Xi Jinping
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Sono le crisi internazionali al centro delle riflessioni di Matteo Renzi, nel suo discorso di chiusura alla Leopolda. Tutte le guerre nel mondo, il futuro di Gaza, le manifestazioni di piazza, quel piano presentato da Trump appoggiato e sostenuto dall’ex premier. Il 7 ottobre, tuona dal palco, è stato un atto politico, un massacro che non si vedeva dai tempi della shoah. “L’ipotesi di due popoli due stati è l’unica possibilità… Non se ne esce solo con le manifestazioni… Vorrei vedere la Flotilla in Nigeria, Ucraina, Congo. Nessuno di noi ha parole meno che di rispetto verso Ong e associazioni ma la politica è un’altra cosa ed è trovare soluzioni”. Come quella trovata da Tony Blair con la Casa Bianca, che Renzi non esita a definire epocale.
Il progetto di Casa Riformista
La Leopolda 13 porta con sé un progetto nuovo, senza dubbio ambizioso. Renzi annuncia la nascita di “Casa riformista” come un contenitore che include Italia Viva, i sindaci, altri soggetti. Ma afferma chiaramente che Italia Viva non si scioglierà: resterà partito autonomo. Avverte che senza questo progetto riformista il Quirinale nei prossimi anni rischia di diventare una “casa sovranista”, per contrastare la Meloni i voti di Pd e Avs non bastano, necessaria una piattaforma più ampia. Il tono è acceso, critico, con molte provocazioni.L’obiettivo è mobilitare un’area riformista che non si riconosce né nel sovranismo né nell’estremismo, e che voglia costruire proposte concrete piuttosto che solo slogan. Attacca frontalmente la premier: “Leader non è chi cavalca odio per estremizzare il Paese”. LEGGI TUTTO
Veneto, Zaia pronto ad appoggiare un altro governatore ma con una sua lista che potrebbe sfondare fino al 45%
Ascolta la versione audio dell’articoloIn Veneto oggi si naviga nel buio. È questa l’immagine scelta da Luca Zaia per fotografare lo stallo attuale in vista delle Regionali in autunno. Lui che di quella terra è il dominus assoluto da oltre 15 anni descrive un centrodestra chiuso “in una stanza buia” che si muove tra “acque torbidissime”, dove nessuno vede più nulla, dove «non si capisce più niente, almeno finché non ci sarà un po’ di limpidezza».Tradotto dal linguaggio della politica, significa che è al momento non c’è nessun accordo. Non c’è soprattutto il via libera a consegnare ai Fratelli di Giorgia Meloni la guida della Regione. Una pretesa che la premier fa valere forte del triplo dei voti ottenuti alle Europee rispetto a quelli della Lega. Ma quando si tratta di decidere chi dovrà governare il territorio dei veneti non basta: serve l’appoggio di Zaia che continua ad avere un gradimento altissimo vicino al 70%.Loading…E tra l’altro se non c’è accordo in Veneto non può esserci neppure nelle altre regioni chiamate al voto il prossimo autunno (Marche, Toscana, Campania, Puglia). Zaia – tramontata la prospettiva del terzo mandato che poi in realtà sarebbe il quarto – non è intenzionato a farsi da parte e rilancia la prospettiva di una Lista Zaia per cui i suoi sono già pronti a raccogliere le firme. Certo, Fratelli d’Italia chiude ogni porta: per loro, le liste civiche devono restare satelliti del candidato presidente. Punto. Zaia, con la flemma di chi è abituato a giocare su terreni scivolosi, dice e non dice. «Non è il momento di mettere altra carne al fuoco», sottolinea come a voler rassicurare gli alleati, salvo affondare il colpo appena dopo: «Ognuno poi capirà se le scelte che arriveranno da Roma saranno sostenibili o insostenibili».Insostenibili, ecco la parola chiave. Zaia fa capire che lo scontro non è più teorico, che l’ipotesi di correre da solo, o quasi, è più concreta di quanto si voglia ammettere: «Secondo l’ultima statistica, la mia lista vale il 40 o il 45 per cento». Non è una rivendicazione, è un avvertimento. E a chi gli chiede di fondare un altro partito, il governatore risponde con una cortesia che sa di minaccia: «Non vale la pena, adesso. C’è già abbastanza carne sul fuoco. Vedremo se le indicazioni saranno accettabili. Altrimenti…». LEGGI TUTTO
Ministro Tommaso Foti ospite di Start
Ministro Tommaso Foti ospite di Start | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Occhiuto: “Ora pacificare la regione dopo una campagna violenta”
“Ringrazio i leader della coalizione con cui ho concordato la decisione che poi ho assunto portando la Calabria alle elezioni con una anno d’anticipo. Ma ancora di più voglio ringraziare i calabresi e sono ancora più orgoglioso per questo risultato che penso sarà ancora maggiore. Ringrazio Tridico che mi ha fatti i complimenti. E ho chiesto anche a lui di collaborare con me in qualsiasi ruolo decida di farlo. Gli ho detto anche che sarebbe il caso di pacificare questa regione dopo una campagna elettorale anche violenta”. A dirlo Roberto Occhiuto in un punto stampa. LEGGI TUTTO