Hanno fatto i conti: l’università ha bisogno di risorse, più del miliardo di euro promesso dal neoministro Lorenzo Fioramonti. E per dirlo hanno lanciato una petizione: “Salviamo il futuro dell’Italia”. A firmarla sono più sigle che mettono insieme ricercatori precari del Cnr, dottori di ricerca, studenti, medici specializzandi. Il volto degli universitari che reclamano prospettive.
I promotori partono da una analisi con domanda, retorica nella risposta. In un paese con un’economia che non decolla, una disoccupazione giovanile sempre più alta e 1 milione e 778 mila famiglie sotto la soglia di povertà assoluta, è giusto chiedersi: è prioritario investire nell’istruzione? Conviene investire nell’università e nella ricerca? “Per noi la risposta è senza dubbio alcuno sì”.
Il problema degli investimenti per il sistema accademico sottofinanziato è annoso. La petizione riporta quanto sarebbe necessario per ogni voce, dal diritto allo studio alla ricerca: 1,5 miliardi. Un appello per sostenere e far sì che la promessa del neoministro pentastellato (aumentata nei fondi) sia realizzata, perché tutto dipenderà dalla prossima legge di Bilancio. Una sfida al governo giallo-rosso.
Diritto allo studio. Per risolvere il capitolo dolente delle borse di studio che non sono garantite a tutti gli studenti idonei, soprattutto nelle regioni del Sud, occorrerebbe investire 150 milioni. Altri 200 milioni servirebbero per le residenze universitarie, da inquadrare – si legge nella petizione – secondo il Bando 338/2000, per contrastare l’aumento del costo della vita per gli studenti fuorisede.
“Se non ripartiamo da un sistema universitario di qualità e aperto a tutti, ogni intervento per rimettere in moto questo paese sarà un tampone non risolutivo”, osserva Guglielmo Mina, presidente del Coordinamento Liste per il diritto allo studio.
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