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  • Flotilla, la premier Meloni risponde a Schlein: il Governo assicura la tutela degli italiani

    Ascolta la versione audio dell’articoloIl governo italiano «suggerisce la possibilità di avvalersi di canali alternativi e più efficaci di consegna» di aiuti a Gaza rispetto all’iniziativa della Global Sumud Flotilla, ma «preso atto che l’iniziativa possa avere anche una finalità di natura simbolica o politica, e che quindi si intende portare avanti a prescindere da quanto sopra esposto, il Governo italiano assicura che saranno adottate tutte le misure di tutela e di sicurezza dei connazionali all’estero in situazioni analoghe, come sempre garantito finora». È quanto scrive la premier Giorgia Meloni, nella risposta alla segretaria del Pd Elly Schlein che ieri, mercoledì 3 settembre, aveva le aveva chiesto che il governo garantisse la sicurezza degli equipaggi.Pd a Meloni, su Flotilla risposta evasiva, garantirne la tutelaA stretto giro la replica Dem. «Abbiamo letto la lettera della presidente del Consiglio in risposta a quella della Segretaria Elly Schlein. Ci sembra una risposta vaga ed evasiva. Vogliamo ricordare a Giorgia Meloni che il fine della missione di Global Sumud Flottilla non è certamente simbolico: si tratta di tonnellate di cibo da portare a Gaza che porteranno un sollievo a quelle popolazioni martoriate. E sottolineiamo che non si tratta di una iniziativa politica ma umanitaria, perché Flottilla cerca di fare quello che dovrebbero fare i governi europei e che invece non fanno. Per questo ribadiamo la richiesta che il governo italiano garantisca sicurezza e tutela a una missione che vede a bordo anche parlamentari italiani». Così in una nota i capigruppo Pd al Senato e alla Camera Francesco Boccia e Chiara Braga e il capo delegazione del Pd a Bruxelles Nicola Zingaretti.Loading…Con Flotilla rischi, canali attivi più sicuriNella risposta a Schlein, Meloni pone l’accento sul fatto che esistono canali alternativi per raggiungere con aiuti le popolazioni colpite. «Avvalersi dei canali umanitari già attivi, non solo da parte del Governo italiano, eviterebbe di esporre i partecipanti all’iniziativa “Global Sumud Flotilla” ai rischi derivanti dal recarsi in una zona di crisi e al conseguente onere a carico delle diverse Autorità statuali coinvolte di garantire tutela e sicurezza» segnala ancora Meloni.«Per agevolare il buon esito» della «consegna di generi di prima necessità alla popolazione palestinese, tenuto conto della limitata quantità di aiuti trasportabili sulle imbarcazioni coinvolte», scrive la prrmier, «si suggerisce la possibilità di avvalersi di canali alternativi e più efficaci di consegna. Tra questi, mi permetto di segnalare i canali finora attivati dal Governo italiano, che, come è noto, svolge un ruolo di primo piano nel prestare assistenza alla popolazione civile attraverso l’iniziativa umanitaria ’Food for Gaza’, con cui è stato possibile distribuire oltre 200 tonnellate di generi di prima necessità, aiuti alimentari e sanitari, toccando anche le aree più isolate e difficilmente raggiungibili della Striscia». LEGGI TUTTO

  • Migranti, Meloni oggi in Tunisia e domani in Turchia: missioni lampo guardando alla Libia

    Ascolta la versione audio dell’articoloA sorpresa, nel pieno della tempesta sui dazi e in attesa di conoscere i dettagli dell’accordo Usa-Ue sulle tariffe al 15%, la premier Giorgia Meloni vola in Tunisia. Obiettivo: rivedere il presidente Kaïs Saïed, rivendicare i risultati raggiunti in termini di blocco delle partenze di migranti dal Paese e di impegno sul Piano Mattei e «individuare le criticità da affrontare insieme – spiegano fonti di governo – anche attraverso approcci regionali».Domani in Turchia, sullo sfondo il caos LibiaIn questa espressione, più volte utilizzata in passato anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sta la chiave per leggere il viaggio di oggi e quello in programma domani in Turchia dal premier Recep Tayyip Erdoğan. Si scrive «cooperazione migratoria» e «contrasto alle reti criminali di trafficanti», si legge “alleanze strategiche” per affrontare il vero nodo irrisolto che preoccupa il governo: la Libia, ostaggio delle lotte tra i signori della guerra e sempre più terreno di conquista della Russia, dove però proprio Ankara ha aumentato la presenza sul piano militare, economico e diplomatico, rilanciando anche le relazioni con il generale Khalifa Haftar che controlla la Cirenaica a Est del Paese.Loading…Il pressing italiano anche sugli UsaL’incidente diplomatico di inizio luglio, con la delegazione europea composta anche da Piantedosi bloccata a Bengasi dagli uomini del generale, è stato subito considerato chiuso dal governo: i rapporti con Haftar sono immutati (il figlio Saddam era stato ricevuto poco prima al Viminale), improntati alla cordialità e alla collaborazione, e l’alt in aeroporto non era certo uno sgarbo all’Italia. Una nuova missione in Libia non è, però, in agenda, anche se il dossier figurava tra quelli affrontati dal vicepremier e titolare della Farnesina, Antonio Tajani, nella sua ultima visita negli Usa per incontrare il segretario di Stato Marco Rubio.La tela per perorare la causa della stabilizzazione del PaeseMeloni tesse la tela con la Tunisia e, soprattutto, con la Turchia per perorare la causa della stabilizzazione della Libia come chiave per la sicurezza nel Mediterraneo. Anche di questo si è parlato ieri nel punto sull’immigrazione irregolare fatto a Palazzo Chigi con i vicepremier, i ministri Piantedosi, Giancarlo Giorgetti (Economia), Guido Crosetto (Difesa) e il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha la delega ai servizi segreti. Perché i numeri non mentono: il 90% dei 36.545 migranti sbarcati da inizio anno, in crescita del 9,15% rispetto allo stesso periodo del 2024, è partito dalle coste libiche. Con le tensioni e l’incertezza che agitano lo scacchiere mondiale – è il messaggio che Meloni consegna agli omologhi – una Libia nel caos non conviene a nessuno. LEGGI TUTTO

  • Flotilla, Braga in Aula: è un attacco all’Italia

    Flotilla, Braga in Aula: è un attacco all’Italia | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO

  • Elezioni Marche, Cerasa: “Se perde Schlein ha un problema”

    Elezioni Marche, Cerasa: ‘Se perde Schlein ha un problema’ | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO

  • Regionali in Veneto: nel braccio di ferro tra Fdi e Lega anche premierato e legge elettorale

    Ascolta la versione audio dell’articoloDetto, fatto. Avanti tutta con la separazione delle carriere, che sarà in Aula a Montecitorio già oggi 16 settembre, dopo che il presidente azzurro della commissione Affari costituzionali della Camera Nazario Pagano avrà fatto votare il mandato ai relatori: l’obiettivo è il sì entro settimana. Si tratta della prima delle due “letture conformi” previste. Camera e Senato (quest’ultimo entro fine anno), dopo i primi due via libera a gennaio e luglio 2025, devono infatti esprimersi con un sì o con un no senza più possibilità di emendare, e già a giugno 2026 si potrà celebrare il referendum confermativo previsto per le modifiche costituzionali approvate con meno dei due terzi dei voti.D’altra parte la riforma della giustizia è l’unica che mette d’accordo tutti i partiti del centrodestra e, secondo i sondaggi, anche la maggioranza degli italiani. Ma la novità della Capigruppo che il 10 settembre scorso ha stabilito l’agenda dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva è la comparsa, o meglio la ricomparsa, della “madre di tutte le riforme” cara a Giorgia Meloni, ossia quel Ddl Casellati per l’elezione diretta del premier e il rafforzamento dei suoi poteri che era stato approvato a giugno 2024 dal Senato ed era poi finito su un binario a scartamento ridotto: dopo il lungo sonno il premierato è spuntato nel calendario d’Aula di novembre.Loading…Dopo il sì alla riforma della giustizia, ritorna in pista il premierato: in Aula a novembreCerto, non c’è una data precisa e la scadenza potrà essere spostata, visto che Meloni ha già deciso che il referendum confermativo sul premierato si terrà dopo le prossime elezioni politiche del 2027, ma la comparsa nel calendario d’Aula è segno che qualcosa si muove sul fronte delle modifiche che, a detta di tutti nella maggioranza, andranno apportate al testo Casellati uscito da Palazzo Madama. Due i punti sotto la lente: il sistema di elezione del premier e il peso degli elettori all’estero, il cui voto nel caso di elezione diretta varrebbe per “testa” e non potrebbe più confluire nelle circoscrizioni apposite che eleggono 4 senatori e 8 deputati. Su quest’ultimo punto si sta pensando di prevedere un meccanismo di perequazione in Costituzione in modo che i 5 milioni di elettori all’estero possano esprimere il loro voto senza rischiare ribaltare il risultato in patria. Quanto al sistema elettorale, il Ddl Casellati prevede che «la legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi in ciascuna delle due Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del consiglio dei ministri». Ma visto che la Consulta, nel bocciare il Porcellum nel 2014 e l’Italicum nel 2017, ha stabilito il principio che il premio deve essere ragionevole e non superare il 15%, una soglia di almeno il 40% per farlo scattare andrà prevista. E visto anche che l’unico modo di “garantire” la maggioranza è prevedere il ballottaggio se nessuno raggiunge il 40% e che il ballottaggio è da sempre inviso alla Lega, la parola “garantisca” del testo Casellati andrà sostituita con “favorisca”.La partita del superamento del Rosatellum: premio e indicazione del premier sulla schedaFin qui le modifiche da apportare alla riforma costituzionale. Ma è ormai sul tavolo l’ipotesi di cambiare comunque il Rosatellum, in attesa che il premierato venga approvato dagli italiani nella prossima legislatura, disegnando un “abito” che possa poi andare bene, con le dovute modifiche, anche per l’elezione diretta prevista dal Ddl Casellati: riaprire il file delle modifiche alla riforma costituzionale significa di fatto aprire anche il confronto nella maggioranza sulla riforma elettorale. Lo schema sul tavolo di Palazzo Chigi fin da gennaio è quello di superare la lotteria dei collegi uninominali (il 37% del totale) adottando un sistema a base proporzionale con premio di maggioranza del 55% dei seggi per la coalizione che supera il 40% dei voti e con indicazione del nome del candidato premier sulla scheda elettorale: vincitore sicuro (basta un solo voto in più) e scelta diretta del premier da parte degli elettori anche in assenza di premierato. Con l’attuale legge elettorale, infatti, il rischio per Meloni è quello di una non vittoria: nel 2022 le opposizioni sono andate alle urne addirittura divise in tre ed è questa la principale ragione della vittoria netta del centrodestra con la conquista dell’80% dei collegi uninominali.Le resistenza della Lega (e le perplessità di Fi) a cambiare la legge elettoraleEbbene, su questo fronte le maggiori resistenze al progetto meloniano sono venute e vengono, ancora una volta, dalla Lega. Restii ad abbandonare i collegi uninominali che esaltano il peso specifico del partito al Nord con una sovra rappresentazione in Parlamento, i leghisti sono poi preoccupati di un altro possibile effetto: con l’indicazione del nome del premier (cioè Meloni) sulla scheda elettorale c’è il possibile drenaggio di voti interni alla coalizione in favore di Fratelli d’Italia (qualcuno ha calcolato un possibile drenaggio di 700-800mila voti). Effetto, quest’ultimo, che per la verità preoccupa anche Forza Italia: non a caso nelle scorse ore il vicepremier e leader azzurro Antonio Tajani ha espresso pubblicamente le sue perplessità («ogni partito dovrebbe poter indicare il suo candidato alla guida del governo, poi è chiaro che sarà il partito della coalizione che prenderà più voti ad esprimere il premier»). LEGGI TUTTO

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