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    Crescono i consensi per Draghi ai vertici Ue. L’affondo di Salvini

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaSenza dire nulla nello specifico, Matteo Salvini dice la sua su Mario Draghi. Perché con curioso tempismo escono i primi stralci del suo nuovo libro: la presentazione è prevista il 25 aprile, a Milano, a due passi dalle manifestazioni per la Liberazione. I primi brani del volume resi noti raccontano di uno stile dell’ex premier che non ha convinto molto il leader leghista. Che faceva parte del suo governo ma, racconta, non è stato consultato sui ministri (alcuni “sconcertanti”). Mentre è stato sondato «come in generale il centrodestra», per una sua «eventuale ascesa al Colle».Il nome di Draghi in campoUn affondo, indiretto, che arriva mentre continua a fare discutere, a Roma come a Bruxelles, l’intervento di Draghi sulla competitività e le sfide che aspettano l’Europa. Ne parlano i partiti italiani, alle prese con le liste per le elezioni europee, e ne parlano i leader riuniti per l’ultimo Consiglio, straordinario, prima del voto del 9 giugno. Il nome di Draghi in campo c’è, ma poi bisogna raccogliere il consenso dei partner (e dei parlamentari europei, nell’ipotesi della presidenza della Commissione) e non bisogna dimenticare che spesso «chi entra papa esce cardinale», come sottolinea, sibillino, il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti.Loading…Gli elogi di MacronL’ex premier non è certo in cerca di incarichi, ma sta preparando con impegno il dossier che presenterà tra giugno e luglio, comunque dopo il voto, dice chi ha avuto modo in questi giorni di contattarlo, sottolineando proprio che per ipotizzare qualsiasi scenario prima bisogna aspettare l’esito delle elezioni. Un concetto che esprime anche Emmanuel Macron, nei rumors tra i principali sponsor di un ruolo di primo piano per l’ex presidente della Bce nei nuovi assetti europei post voto: Draghi, dice il presidente francese, «è un amico formidabile» ed è stato «un grande presidente del consiglio» ma, si tiene cauto, «la politica non si fa così».Il gradimento di OrbanCerto Draghi piace, perfino a Viktor Orban che per la seconda volta esprime il suo gradimento ma precisa di non voler «interferire» con questioni italiane. Perché è chiaro che il nome dell’ex banchiere riempirebbe nella commissione la casella che spetta all’Italia. E che non potrebbe che essere, nel caso, un nome portato da Roma. Il primo ministro ungherese, peraltro, incorona Meloni come possibile “guida” dei conservatori europei, mentre sono aperte le trattative per un ingresso del suo partito in Ecr di cui lei è presidente. Ma la questione Orban, così come quella di eventuali altri ingressi, è rinviata sempre a dopo il 9 giugno. Mentre più vicina dovrà essere la valutazione sull’opportunità o meno di indicare uno Spitzenkandidat per la commissione.La cautela di MorawieckiI polacchi premono e hanno anche già un nome, quello dell’europarlamentare Jacek Saryusz-Wolski, come annuncia l’ex premier Mateusz Morawiecki. Che ha visto Meloni e con lei ha parlato, tra l’altro, proprio di configurazioni politiche dopo le elezioni del Parlamento europeo. Anche il leader del Pis è cauto sul nome di Draghi perché «resta da vedere se ci sia abbastanza potere politico per presentarlo come un candidato valido». LEGGI TUTTO

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    Autonomia differenziata, pioggia di emendamenti delle opposizioni. Ma è scontro anche nella maggioranza

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaAlta tensione nella maggioranza sull’Autonomia mentre le opposizioni provano a dare battaglia con una pioggia di 2.400 emendamenti in commissione alla Camera. Sul provvedimento bandiera della Lega – nonostante nessuno nel centrodestra abbia presentato come da accordi proposte di modifica – si registra ancora una volta il dualismo tra le accelerazioni del partito di Salvini e le frenate di Forza Italia. Tutto, o molto, si gioca sui tempi d’esame, con l’appuntamento a giugno del voto europeo che incide sulla campagna elettorale dei partiti.Botta e risposta Tajani-ZaiaDopo la linea dettata dalla stessa premier Giorgia Meloni («Sull’autonomia avanti con giudizio, il governo è l«ungi dal mettere pressione al Parlamento») ieri è stato il leader azzurro Antonio Tajani a spiegare che a Montecitorio «è importante che il dibattito sia ampio» e dunque che è possibile immaginare che «il voto sarà più in là» rispetto all’attuale data prevista in calendario e cioè il 29 aprile. FI, ha puntualizzato tra l’altro Tajani «vigilerà» sul provvedimento. «E’ giusto che ci sia un dibattito – ha replicato a stretto giro il governatore Veneto Luca Zaia – quanto al vigilare, non serve: è l’autonomia di tutti, non c’è una parte politica che vuole scappare con la refurtiva».Loading…Il pressing della LegaUna replica piccata che va ad aggiungersi al monito del capogruppo alla Lega Riccardo Molinari: pacta sunt servanda. «C’è un accordo di maggioranza – ha ricordato il leghista – che prevede che l’Autonomia inizi la sua discussione in Aula il 29 aprile. E noi ci aspettiamo che tutti mantengano quello che è l’impegno assunto. Abbiamo dato il via libera in Commissione sul premierato al Senato. I patti si rispettano». Patti rispettati per ora dagli azzurri: nessun emendamento è infatti arrivato dal partito in commissione. Ma una parte di Forza Italia fa capire di tenersi comunque le mani libere: «Nessun emendamento in commissione – avvertono Francesco Cannizzaro e Annarita Patriarca – ma c’è ancora l’Aula». Inoltre «avremo modo di valutare i tantissimi emendamenti presentati dall’opposizione».Le proteste delle opposizioni«Le nostre proposte emendative – rivendicano intanto i Dem con Simona Bonafé – sono tutte di merito. Non accetteremo altri strappi: devono poter essere discusse e votate in commissione». «E’ un provvedimento che distrugge l’unità del Paese», accusa il leader M5s Giuseppe Conte. «I nostri mille emendamenti sono un grido di protesta contro chi strozza il dibattito», incalza Avs con Filiberto Zaratti.La data simbolica del 29 aprileIl provvedimento intanto è in calendario in Aula alla Camera il 29 aprile. Una data simbolica – nei ragionamenti off the record dei leghisti – non tanto per arrivare all’ok finale prima delle europee ma per garantire la sopravvivenza stessa dell’Autonomia. L’importante è in sostanza che il testo sia blindato perché l’eventuale approvazione di un emendamento comporterebbe il ritorno a Palazzo Madama in terza lettura e non solo implicherebbe lo slittamento del via libera finale dopo le europee ma potrebbe – si teme – compromettere del tutto l’ok al provvedimento LEGGI TUTTO

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    Meloni chiede un risarcimento di 20mila euro a Canfora. Chi è lo storico e cosa è successo tra lui e la premier

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaAndrà a processo a Bari con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti della premier Giorgia Meloni che ha chiesto un risarcimento di 20mila euro lo storico del mondo antico e filologo Luciano Canfora, 82 anni, professore emerito dell’università di Bari, intellettuale di sinistra e opinionista. La decisione è stata presa dalla giudice Antonietta Guerra, che nel rinviarlo a giudizio ha ritenuto necessaria un’integrazione probatoria sulle parole pronunciate dal filologo in sede di dibattimento. Il processo inizierà il 7 ottobre.Le parole dello storicoLa vicenda risale all’11 aprile 2022 quando Meloni era leader di Fratelli d’Italia e parlamentare all’opposizione del governo Draghi. Nel corso di un incontro con gli studenti del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Bari dedicato alla guerra in Ucraina, parlando di Meloni disse che, «essendo neonazista nell’animo, si è subito schierata con i neonazisti ucraini, è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta».Loading…La richiesta di risarcimento da 20mila euroPartì subito la querela e la Procura di Bari, dopo aver chiesto la citazione diretta in giudizio del professore, ne ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. La premier si è costituita parte civile chiedendo, tramite l’avvocato Luca Libra, anche un risarcimento danni da 20mila euro. Secondo il legale, infatti, con le sue parole Canfora avrebbe «leso l’onore, il decoro e la reputazione» di Meloni, «aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita». «La domanda risarcitoria – scrive ancora il legale – è motivata, anzitutto, dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all’onore e all’immagine» di Meloni.Il difensore: «La premier sarà chiamata a deporre in aula»Di parere opposto il difensore dello storico, Michele Laforgia che aveva chiesto il proscioglimento del suo assistito «perché il fatto non sussiste, o perché non costituisce reato, o perché comunque non punibile per esercizio del diritto di critica politica». «La premier sarà sicuramente chiamata a deporre in aula», ha annunciato inoltre, spiegando: «Sapevamo che, se avessimo dovuto approfondire il tema del “neonazismo nell’animo” nel merito sarebbe stato necessario sentire la persona offesa dal reato», «e forse acquisire» in dibattimento «una massa importante di documenti biografici, bibliografici, autobiografici».Un passato da iscritto nel PciCanfora, nato a Bari nel 1942, professore di filologia greca e latina nell’università di Bari dal 1975, ha insegnato anche papirologia, letteratura latina, storia greca e romana. Autore di numerosissimi studi e saggi di storia antica e contemporanea, tradotti in varie lingue, per anni è stato iscritto al Partito comunista italiano e ha poi aderito a Rifondazione comunista. LEGGI TUTTO

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    Dl Pnrr, ok alla fiducia. Da PagoPa alla patente a punti nei cantieri, cosa c’è nel nuovo decreto

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaOk della Camera alla fiducia posta dal Governo sul decreto “recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Dl Pnrr). I sì sono stati 185, i no 115. Il via libera di Montecitorio al provvedimento è atteso mercoledì. Il testo passerà poi all’esame del Senato (scade il primo maggio). Vediamo alcune delle principali misure contenute nel provvedimentoDl Pnrr cambia su PagoPa, stop a patti dominanti PosteIn base a un emendamento approvato in commissione bilancio, Poste, nel caso di ingresso in PagoPa, non potrà stipulare patti di sindacato con il Poligrafico dello Stato che abbiano per effetto l’esercizio di un’influenza dominante sul governo della società. Resta fermo inoltre quanto previsto dalla legge sulla tutela della concorrenza, si chiarisce, in base a cui le operazioni di modifica della concentrazione soggiaciono alla disciplina in materia di concentrazioni e devono essere sottoposte al controllo preventivo dell’Antitrust. Nella versione iniziale della norma era previsto che il controllo potesse essere ceduto al Poligrafico dello Stato e per il resto, per una quota non superiore al 49 per cento, a Poste Italiane. La previsione aveva destato preoccupazione nel mondo bancario e tra i circuiti internazionali di pagamenti e carteLoading…Patente a crediti nell’edilizia, verrà estesa anche ad altri settori Sempre la commissione Bilancio ha approvato l’emendamento, riformulato, relativo alla patente a crediti per le imprese dell’edilizia. La proposta di modifica assorbe una serie di richieste di correzioni avanzate da maggioranza e opposizioni, ma queste ultime hanno comunque bocciato le riformulazioni proposte dai relatori. Resta confermata la prospettiva di estensione del nuovo strumento di certificazione ad altri settori. Sarà un Dm a definirne gli ambiti di applicazione. Il documento conterà, inizialmente, 30 crediti e 15 è la soglia sotto la quale non si potrà più operare nei cantieri. Anche in questo caso sarà un successivo Dm a definire «criteri di attribuzione dei crediti ulteriori rispetto al punteggio iniziale, nonché le modalità di recupero dei crediti decurtati». E’ stata inoltre rivista, dopo un’ulteriore riflessione, la tabella dei crediti decurtati a seguito degli infortuni che causano inabilità (le penalità salgono nei casi più gravi). La patente a crediti è esclusa per «coloro che effettuano mere forniture o prestazioni di natura intellettuale» e per le imprese «in possesso dell’attestato di qualificazione Soa in classifica pari o superiore alla III». La patente sarà rilasciata in formato digitale dall’Ispettorato del lavoro in presenza di requisiti che possono anche essere autocertificati, ma se le dichiarazioni sono false scatta la revoca del lasciapassare per un anno. Oltre a dimostrare di essere in regola con gli obblighi formativi in materia di sicurezza, le aziende devono possedere il Durc, il Dvr e il Durf e devono aver designato il responsabile del servizio di prevenzione e protezione.Nella sanità assunzioni più facili con contratti flessibiliPer la sanità gli emendamenti approvati garantiscono comunque assunzioni più facili con contratti flessibili, da quelli a tempo determinato ai co.co.co., con una corsia più semplice per assumere gli specializzandi dal secondo anno in poi senza i paletti del passato. Una novità salutata dagli ospedalieri dell’Anaao come un primo passo per affrontare il problema della carenza di personale negli ospedali e contrastare il fenomeno dei gettonisti.A Cdp controllo e gestione fondi alloggi universitàLa verifica e il controllo sull’attuazione e rendicontazione degli interventi finanziati col Pnrr per gli alloggi universitari saranno svolti «con il supporto» di Cdp e di società controllate direttamente o indirettamente da Cassa. E’ affidata alla Cassa anche «la gestione dei fondi statali oggetto delle procedure amministrative», ferma restando l’applicazione delle regole e procedure del Pnrr agli immobili eventualmente ritenuti ammissibili al conseguimento del target M4c1-30. LEGGI TUTTO

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    Via alla prima federazione di Confindustria sui servizi intellettuali

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaAggregare le principali realtà associative che rappresentano in Italia tutti i servizi derivanti da contributo intellettuale con l’obiettivo di realizzare «una più significativa e consistente presenza del terziario avanzato» (all’interno del sistema Confindustria). È questa la sfida di Confindustria Professioni e Management, la prima federazione confindustriale delle imprese di servizi “Head Made”, presentata ieri a Roma nelle splendida cornice della sala del Carroccio in Campidoglio.Nata formalmente la scorsa estate, la federazione include le associazioni Assoconsult (che raggruppa le società di consulenza più importanti nel Paese) e Oice (le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica). A queste due sigle ieri si è aggiunta ufficialmente Una-Aziende della Comunicazione Unite (che guarda a tutto il mondo della comunicazione). Complessivamente la nuova realtà associativa rappresenta quasi 800 imprese per 150mila lavoratori (di cui la stragrande maggioranza sono giovani under30), ponendosi, così, concretamente, come “catalizzatore” per il progresso e l’innovazione in ogni area consulenziale, favorendo l’integrazione delle diverse competenze professionali e contribuendo allo sviluppo di un tessuto industriale e sociale resiliente e sostenibile.Loading…«Il nostro primo obiettivo sarà quello di diventare un interlocutore strategico per le istituzioni ed i nostri stakeholder, avendo così un ulteriore impatto su tutti i settori industriali, attraverso l’aumento della competitività dei nostri professionisti e incidendo favorevolmente sullo sviluppo e la promozione del sistema Paese – ha sottolineato Giorgio Lupoi, presidente di Confindustria Professioni e Management e numero uno di Oice -. Il made in Italy ha molto a che fare con l’ingegno, oltre a food, design e moda. E quello italiano è riconosciuto in tutto il mondo».«Fare servizi significa fare industria – ha aggiunto Luigi Riva, vicepresidente di Confindustria Professioni e Management e presidente di Assoconsult -. E i nostri servizi, abbiamo calcolato, hanno un tasso di produttività di 2,5 volte maggiore di quello industriale. Possiamo quindi dare un contributo ad innalzarla. La formazione interdisciplinare e continua, la standardizzazione e regolamentazione delle pratiche professionali, lo sviluppo della ricerca per soluzioni sempre innovative, la promozione della responsabilità sociale ed etica, incoraggiando pratiche sostenibili e principi di equità e giustizia, sono di fatto il focus del nostro lavoro».Tra le azioni che la federazione punta ad avviare subito, ha confermato Marco De Amicis, dg di Confindustria Professioni e Management, il tavolo sul contratto unico di lavoro per il settore dei servizi e un’asse più forte con il CsC (Centro studi Confindustria) per produrre analisi sulla evoluzione dei diversi settori, diventando, per questa via, ancora più rappresentativa di un comparto industriale e culturale, in grado di garantire servizi in settori strategici e funzionali nel contesto produttivo italiano. LEGGI TUTTO

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    Il «campo largo» in Sardegna resiste: Zedda candidato sindaco a Cagliari

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaL’esperimento del Campo largo continua. Almeno in Sardegna dove la coalizione di Centrosinistra con il Movimento 5 Stelle ha “chiuso la pratica” e scelto candidato a sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Ossia il presidente dei Progressisti, sindaco dal 2011 al 2019, quando ha lasciato lo scranno della città capoluogo per sfidare, rimanendo sconfitto, Christian Solinas. Il Centrosinistra ripropone la ricetta vincenteLe vicende che interessano lo scenario nazionale si sono fermate al di là del mare. In Sardegna, la ricetta proposta dal centrosinistra è una sorta di replica o seconda fase di quella che ha visto Alessandra Todde, numero 2 nazionale di M5S vincere sullo sfidante di centrodestra e sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Il nome di Massimo Zedda come candidato sindaco a Cagliari era in campo già da gennaio, quando prima delle regionali, aveva manifestato la disponibilità per correre alle comunali della città capoluogo.Loading…La Coalizione: ok senza primarieIl via libera alla sua candidatura è arrivato al termine della riunione nella sede Dem di Cagliari dove il Pd ha sciolto le riserve decidendo di convergere sull’ex sindaco. Anche alla luce del fatto che il potenziale candidato dem più quotato, ossia il segretario Piero Comandini è Stato eletto presidente del Consiglio regionale.Per la scelta di Massimo Zedda, alla fine, non c’è stato bisogno di ricorrere alle primarie, cui aveva manifestato disponibilità già prima delle elezioni regionali. La Coalizione, forte del risultato di febbraio e del “vento che soffia nell’isola” ha chiuso il cerchio trovando l’accordo sul nome di “sintesi”.Bocciata alleanza con Soru e AzioneIl tavolo della coalizione ha anche bocciato l’ipotesi di allargare ancora di più un campo già ampio con l’ingresso di Azione e del movimento di Renato Soru, l’ex segretario ed ex europarlamentare del Pd che a febbraio ha lasciato la coalizione per candidarsi con una coalizione autonomista non raggiungendo però la percentuale minima per avere rappresentanti in Consiglio regionale.Zedda contro ZeddaLa competizione elettorale sarà tra due Zedda. I giorni scorsi il centrodestra ha scelto il candidato sindaco: si tratta di Alessandra Zedda, esponente di Forza Italia ora vicina alla Lega ed ex assessora al Lavoro e vice presidente della Regione con Solinas Presidente da cui uscì per ricoprire solamente il ruolo di Consigliera regionale. Ex cestista, Alessandra Zedda è molto conosciuta in città per aver militato nella Virtus Cagliari con cui ha sfiorato i playoff per la A1.Alle elezioni ci dovrebbe essere anche un terzo candidato: l’avvocato Giuseppe Farris, ex esponente del centrodestra, che si candida da indipendente con una lista civica. LEGGI TUTTO

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    Settimana corta, ecco le condizioni del governo per aprire alla proposta del Pd

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Io sono favorevole a prevedere strumenti per incentivare la contrattazione collettiva e aziendale per la sperimentazione della riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario», e a parità di «produttività. Cosa, peraltro, già avvenuta in alcune aziende e per alcuni contratti». Lo ha detto il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) che, per conto del governo, ha dato parere favorevole con riformulazione ad un punto che tratta di questo tema del disegno di legge a prima firma di Arturo Scotto (Pd). Ma cosa prevede la proposta dem cofirmata dalla segretaria Elly Schlein?Incrementi di produttività e riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salarioSul testo (depositato a Montecitorio a ottobre 2023), giovedì scorso è iniziata la discussione in sede referente in Commissione Lavoro della Camera, insieme a quelli depositati da Avs e M5s (primo firmatario Giuseppe Conte). E la settimana prossima iniziano le audizioni. In particolare la proposta di legge del Pd (”Agevolazione contributiva per favorire la stipulazione di contratti collettivi volti a sperimentare la progressiva riduzione dell’orario di lavoro”) sottolinea la necessità di un intervento legislativo «volto a sostenere quelle virtuose iniziative sperimentali che abbiano come obiettivo la definizione di nuovi modelli organizzativi e produttivi nel nostro Paese, imperniati sulla riduzione dell’orario di lavoro, anche nella formula dei quattro giorni lavorativi settimanali». Un provvedimento di sostegno della contrattazione collettiva che, nel rispetto del ruolo delle parti sociali, «incentivi la sperimentazione di quelle soluzioni che contestualmente consentano incrementi della produttività e riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione».Loading…Esonero parziale dal versamento dei contributiPer tali obiettivi, la proposta di legge, come si legge nella relazione illustrativa, prevede «l’incentivo del parziale esonero dal versamento dei contributi, nella misura del 30 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente cui si applicano i contratti collettivi tra le imprese e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale». L’esonero è riconosciuto «per la durata del periodo di sperimentazione prevista dai suddetti contratti collettivi e in proporzione alla riduzione di orario di lavoro concordata». L’esonero viene riconosciuto «nella misura del 40 per cento, qualora le prestazioni lavorative interessate dalla sperimentazione dell’orario di lavoro siano comprese tra quelle considerate usuranti o gravose».I casi pilota di Regno Unito e PortogalloSempre nella relazione introduttiva si citano i casi pilota del Regno Unito e del Portogallo. In particolare nel Regno Unito «61 aziende hanno sperimentato l’orario ridotto a parità di stipendio, prevedendo una riduzione oraria a 32 ore settimanali per ciascun dipendente, da distribuire su quattro giorni lavorativi». Una sperimentazione di sei mesi «che sembra abbia offerto indicazioni più che positive se 38 imprese hanno deciso di estendere la sperimentazione e altre 18 hanno adottato la settimana corta come soluzione permanente». Mentre in Portogallo, dal 5 giugno 2023 è in corso un progetto pilota per la settimana lavorativa di quattro giorni, in corso di sperimentazione in 46 aziende che complessivamente occupano 20.000 lavoratori».Le sperimentazioni in ItaliaMa anche in Italia alcuni contratti aziendali «si stanno spingendo in avanti, prevedendo di articolare la prestazione lavorativa su soli quattro giorni: una prassi ancora limitata, ma che si rispecchia nella tendenza in atto». I casi citati sono quelli di «Intesa Sanpaolo che è partita a gennaio (2023, ndr)» e «ha esteso la possibilità di sfruttare questa modalità di lavoro anche al comparto assicurativo», nonché della «multinazionale Mondelez International, che controlla i marchi Oro Saiwa, Oreo, Toblerone, Milka, Fattoria Osella, Sottilette e Philadelphia», e che «ha scelto di seguire anche in Italia la linea seguita in Belgio, in Spagna e in altri Paesi europei, avviando la sperimentazione di un anno della settimana corta». Non solo. Nel testo si ricorda che «dal 1° luglio 2022, anche la Awin Italia, azienda di marketing digitale, ha introdotto la settimana corta di quattro giorni in tutte le sue sedi, a parità di salario». Inoltre, «la società Tria spa, azienda che produce macchine per il riciclo della plastica, ha adottato la settimana corta a partire da gennaio 2023 e anche altre aziende hanno manifestato interesse per questa modalità di lavoro». LEGGI TUTTO

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    Puglia, lo strappo di Conte: M5s fuori dalla giunta Emiliano

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di lettura«Stiamo leggendo pagine di politica che sono anche di cronaca giudiziaria che fanno tremare i polsi. Non combattiamo solo Meloni e soci, non facciamo sconti nemmeno a chi è nel nostro campo. Vogliamo dare una fortissima scossa, è il momento di fare pulizia e tabula rasa. Dobbiamo estirpare la cattiva politica. Rinunciamo al nostro ruolo di governo in Regione Puglia, lasciamo i nostri posti in giunta, rimettiamo tutte le deleghe. Rinunciamo agli incarichi pur di cambiare». Lo ha detto il leader del M5S, Giuseppe Conte a Bari, dopo l’ultima tornata di arresti. E ha aggiunto: «Ci poniamo fuori dal perimetro di maggioranza, ma lavoriamo sul protocollo e il patto di legalità».Conte: M5S fuori da maggioranza in Puglia ma lavoriamo su legalitàIl Movimento 5 stelle è nella maggioranza che sostiene il presidente della Regione, Michele Emiliano, ed è nella giunta regionale con una sua rappresentante, Rosa Barone, assessora al Welfare, e con una consigliera che ha la delega alla Cultura, Grazia di Bari. Mentre Cristian Casili è vicepresidente del Consiglio regionale.Loading…Quanto alle elezioni comunali a Bari, dove il M5s ha deciso di far saltare le primarie previste il 7 aprile, Conte ha ribadito l’appoggio al candidato Michele Laforgia. «A Bari abbiamo un candidato sindaco – ha detto il leader M5s – che non abbiamo proposto noi, è stato proposto inizialmente dalle civiche, da Sinistra italiana, noi siamo arrivati dopo. E’ una persona stimabilissima che ha costruito in questi mesi un progetto per la città, noi ne abbiamo preso atto e sarebbe una follia oggi abbandonare una candidatura del genere. In questo momento difficilissimo per Bari, Laforgia è l’ unico candidato che possa rilanciare un governo della città che sia rispondente ai bisogni dei cittadini»Arrestati ex assessore Puglia Pisicchio e suo fratelloA Bari continua intanto il terremoto giudiziario. Ieri sera un ex assessore della Regione Puglia, il leader di Senso civico Alfonso Pisicchio, e suo fratello Enzo, sono finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Procura di Bari. I reati contestati all’ex assessore della giunta Emiliano, e ad altre cinque persone arrestate (una in carcere, quattro agli arresti domiciliari) sono, tra l’altro, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Poche ore prima di essere arrestato, Alfonso Pisicchio si era dimesso dalla guida dell’agenzia per la Tecnologia della Puglia, spiegando che dietro la sua scelta «non c’era nessuna dietrologia».Nel mirino tre presunti appalti truccatiL’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari riguarda tre presunti appalti truccati. In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari, oltre i fratelli Pisicchio, si trovano Francesco Catanese, 59 anni, di Bari, e l’imprenditore Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L’interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa. Nell’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si evidenzia che per Alfonsino Pisiscchio le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato «la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito». Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito «quale esecutore delle direttive» del fratello «e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino». LEGGI TUTTO